C'ha ragione Giuliano Ferrara, c'ha.
Certo, è grosso, grasso, lercio, sudaticcio ed è anche stato una spia, Ferrara. E' spregevole, il più delle volte. Ma quel suo ragionamento, "la mafia è l'essenza della Sicilia come la filologia greca", non solo è condivisibile. Ma è anche estendibile. Alla Calabria, per esempio.
Il giudice Giovanni Falcone, pace all'anima sua, ha colto nel segno quando disse che la mafia è un fenomeno umano e come tale ha un inizio e ha una fine. Ma la mafia è umana nella maniera più radicale, è umana perché culturale, è umana perché essenziale, è umana perché s'attacca alla radice (ecco perché radicale) di una cultura e mangia con essa, beve con essa, vive e respira con essa.
Prima che i siciliani, e con loro i calabresi, piangano e urlino e gridino e denuncino il razzismo di Ferrara lo ammettano. La mafia vi appartiene. Come appartiene ai calabresi. E finiamola qui.
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