mercoledì 15 maggio 2013

Ma poi, a chi importa della Calabria (e dei suoi giornali)?


Il giornalismo calabrese ricalca i vezzi autoreferenziali, livorosi e settari di quello nazionale. Fin qui è la scoperta dell'acqua calda.

Ieri una vicenda di querele strombazzata candidamente a mezzo stampa, tra il magistrato Alberto Cisterna (ex numero due di Pietro Grasso alla Procura Nazionale Antimafia) e Michele Inserra del Quotidiano della Calabria.

Oggi un tweet criptico di Lirio Abate.



Difficile non cogliere in questi 140 caratteri il riferimento all'immarcescibile Piero Sansonetti, direttore di Calabria Ora. Anche perché, inzigato dai followers, il giornalista dell'Espresso si lascia sfuggire larvate allusioni.

Manca solo ora che qualche giornalista minacci di abbandonare Facebook per troppa notorietà, o per violazione della privacy (non risulta che Twitter sia molto à la page nella terra dei Bruzi). Poi il calco clonato dei peggiori vezzi del giornalismo, che lo rendono sempre più "incredibile" e graffiante verso la realtà, è servito.

Sullo sfondo, in una terra permeata di nonsense, la domanda che si fanno i più.

Ma a chi interessa realmente cosa avviene in Calabria? Esistono delle chiavi di lettura altre del giornalismo investigativo che non agisca sulla scorta delle veline? E ancora le provocazioni permanenti, a lungo andare, a chi giovano se non a un narcisismo egotico, fine a se stesso (come l'abolizione del 41 bis in terra di 'ndrangheta)?

Ahimé, interrogativi destinati a rimanere, non esauditi, che ci porterebbero a riflettere sull'utilità di giornali, siti, insomma dell'informazione nei territori occupati di Calabria in senso stretto, a livello nazionale, ampliando lo sguardo.

Claudio Careri (twitter: @clacar1977)

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