mercoledì 29 maggio 2013

Caso Fabiana, perché i calabresi non si indignano così anche dei boss?

Sul femminicidio e la storia di Fabiana la penso come "i daSud" e non certamente da oggi. La riflessione però trascende il caso specifico e le polemiche nate per i pezzi di Domenico Naso sul ilfattoquotidiano.it e di Francesca Chaouqui sul corriere.it.

Ricordo un'ondata di indignazione calabrese planetaria per delle frasi avventate e stupide di Antonello Venditti durante un concerto che ferirono l'onore dei calabresi, per un libro di Giorgio Bocca, per un pour parler da bar di Guido Crosetto. Magari a incazzarsi erano gli stessi che votavano un partito alleato della Lega Nord, che considerava il Mezzogiorno la latrina d'Italia, senza curarsene più di tanto.

Ora mi chiedo: ma che fine fa questa rabbia collettiva, questo senso di appartenenza e orgoglio identitario? Si disperde nei rivoli calcistici, nelle questioni di campanile e di cipiglio? No, perché, semplicisticamente, se ci si ritorcesse contro i malfattori e i gaglioffi della terra di Calabria, se ci fosse la stessa focosa levata di scudi, magari dopo l'arresto di un mammasantissima come Pasquale Condello, forse si potrebbe vivere in una regione de-'ndranghetizzata.

Claudio Careri (@clacar1977)

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