sabato 1 giugno 2013

Perché abolire il finanziamento pubblico

A parte che la toppa è peggiore del buco e che, come scrive qui la bravissima Arianna Ciccone, la presunta abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti è una baggianata di proporzioni immani di cui Enrico Letta (a proposito, che ha fatto fino a ora il suo governo? Parlo di cose concrete, non di annunci deliranti) si dovrebbe solo vergognare.

Ecco, a parte questo, perché dovremmo cedere al mefistofelico motto grillesco "Basta soldi pubblici ai partiti"? E' vero, i partiti hanno speso male i nostri soldi. Ma non per questo vuol dire che l'istituto è da abolire.

Come ha rilevato un tweet del giornalista di Radio24 Simone Spetia sono pochissimi i Paesi che non prevedono un minimo di finanziamento pubblico. Persino gli Stati Uniti, patria del capitalismo, i partiti ricevono un pur minimo aiuto statale.


Se si vuole privatizzare la già asfittica politica italiana, lo si faccia pure.

Ma che almeno ci si renda conto di ciò che questo comporta. Niente impedirà, in un Stato come il nostro in cui nessuno controlla niente, che le condizioni economiche e finanziarie dei pochi che contano possano decidere le sorti dei partiti, dei suoi uomini e di quelli che dovrebbero essere i nostri rappresentanti.


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